venerdì 5 ottobre 2012

CameliaRossa

Sembravamo belli visti da fuori mentre gli altri bevevano e ascoltavano.
Talmente tanto belli che poi una volta ho provato ad ascoltarti e allora il mio sguardo s'è perso.
Non ricordavo ma una sera d'estate, c'eravamo persi dentro ad un ristorante mentre io morivo per uno sguardo e tu mi ricordavi di quanto sei stronzo.
Non mi ricordavo nemmeno della sera finiti a correggere frasi su di un balcone e nemmeno della volta che hai declinato il mio invito per un caffè.

Mi sono ricordata però, del motivo per cui ho trafugato quegli occhi lì, quel modo di gesticolare che ancora oggi, dopo più di un anno mi affascina. Quell'ora in cui l'animale egocentrico esce e cattura tutta la mia attenzione.
Tu sei il tuo lavoro un po' come io sono la valletta degli eventi che non alza la testa e rimane concentrata fino al traguardo.

Mi sono innamorata di me stessa quando ho accompagnato la mia prima sposa a scegliere il suo vestito.
La falsità s'è impossessata di me e la cordialità faceva rima con il mio nome.
Ero bella, nel mio vestito di finta stoffa arricchito di calze lavorate e gioielli freschi di cassaforte.

Il mio letto è nuovo, profuma di fresco e i miei occhi hanno smesso di guardare oltre.
Oggi è un giorno così, cominciato a suon di rimedi dell'ultimo minuto e terminato attornoal tavolo di un bar a parlare delle cose schifosamente femmine.

Ho parlato di te, di noi, di loro, degli altri. Credo di non reggerti più.
Son tornata a casa, ho posato le scarpe con il tacco vicino alla sedia e mi son buttata a pesce sul letto.
La stanchezza s'è impossessata di me e credo che basti così.
Il suono di un altro nome, di quel nome, è sempre meraviglioso se pronunciato con dolcezza.

-Ti ha regalato una camelia, vero?
-Rossa.
-Immaginavo. Era bella?
-Si.
-Hai già deciso, vero?
-Già.
-Fallo.

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