lunedì 8 ottobre 2012

DonnaConGliOrecchiniDiPerle,daLunedì

La donna, lo era diventata dopo lunedì e dopo gli orecchini di perle, si era seduta sulla panchina più nascosta.
Riusciva a vedere chi entrava, chi passeggiava e chi pedalava ma lei rimaneva in disparte, seduta con lo sguardo perso nel vuoto.
Stesa guardava il cielo con il libro sulla pancia mentre mangiava una caramella al limone.

Era stanca gli occhi diventavano sempre più piccoli, aveva guardato, ascoltato così tante cose da esser sfinita. Il libro faceva leggere le sue pagine al vento e il suo cellulare suonava ad ogni messaggio ricevuto.
Chiuse gli occhi per 10 secondi e un fiato pesante aveva raggiunto il suo viso. Si alzò di scatto, aprì gli occhi e un cagnolone nero era lì.

Mi fissava curioso, come se avessi una caramella nascosta nelle tasche.
Un ragazzo con la tuta blu si scusò e si diresse verso l'uscita, nascondendosi dietro ad un albero mentre chiamava il cane.
Un fischio e entrambi svanirono nel nulla. Mi schiarì la voce e mi uscì un "niente" ma non feci in tempo.

Continuavo a leggere, il vento sfiorava i capelli e nel mentre aveva rovesciato i miei appunti.
Io e Giacomo eravamo belli insieme, pensavo. Quel messaggio aveva riacceso la speranza, debole e crudele si faceva spazio tra il vento e i miei sorrisi.
Avrei voluto fosse vero.
Avrei voluto credergli come la prima volta.
Avrei voluto che fosse già qui a rassicurarmi.
L'avevo raccontato ad un amico, l'unico, e la sera prima aveva risolto il tutto con un: "Non pensarci prima del dovuto." Echetelodicoaffare quanta voglia avevo di saperlo già qui con me.

Il vento cessò, il libro si fermò e all'improvviso il ricordo doloroso di quello che avevo passato prese il sopravvento. Chiusi tutto e mi diressi vero l'ufficio, avevo detto no alla presa in giro, ancora.
Sono diventata una donna, una donna con gli orecchini di perle, da lunedì.

4 commenti:

  1. In vero S. credo d'essere un po' matto.
    Non t'ho mai visto e ti conosco da mille primavere.
    Non t'ho mai visto e mi piace (de)scriverti.
    Ho (di)pianto uno dei tuoi commenti.
    Ti dico chi sono.
    Non credo abbia importanza:non m'hai mai visto.
    Perdona il ritardo, si è che mai come quest'anno il Natale arrivi già finito.
    Là fuori il tempo è brutto e tu sei triste.
    S'arrabbia il cielo:il tempo è brutto perchè sei triste.
    Ti dico chi sono.
    Rammento le etichette e le rammendo in una veste d'assenza:GENIO,CINICO,CRUDELE,SUSCETTIBILE,PERMALOSO,IRASCIBILE,ACUTO,CAUSTICO,FREDDO,MISANTROPO,MISOGINO,PRESUNTUOSO,ARROGANTE,EGOISTA,EGOCENTRICO,FOLLE,STRAORDINARIO.
    FRAINTESO.Sempre.
    Ti dico chi sei:una speranza.
    Non mi piace saperti triste.
    Non mi piace conquistare la tua fiducia perché non mi piacciono i rigidi meccanismi causali.
    Credimi non so quanto durerà ancora,ma io mi esercito a riCOR-DARE una dolce caramella gommosa che mangia se stessa al gusto limone(son sempre lo stesso!!).
    Voglio rassicurarmi e prima d'andare voglio saperti ri-uscita.
    Un abbraccio trasparente.L'uomo di vetro.

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  2. A qual commento hai pianto, oh uomo suscettibile e permaloso?

    Dimmi chi sei o non dirmelo, non ha importanza. Volevo vedere i tuoi occhi e sentir la tua voce, ricordo le persone per quel che dicono e per come lo dicono, difficilmente ricordo il loro nome.

    La fuori il tempo è brutto e io son triste, non riesco a trovare un lato positivo in tutto questo.
    Quegli aggettivi non li associo a te, almeno non ricordo di avertele appiccicate. A dire il vero, potrei avertele detto, ma non so, non so chi sei.

    Sono una speranza? Per cosa? Per chi? Perchè?

    Non conquistar la mia fiducia, non importa, non serve. Nemmeno io ci son riuscita, mi fido a priori, il mio corpo sa quello che io non so.

    Mangio caramelle al limone da sempre e dura più tempo possibile, perchè in questi giorni, in queste ore, in questi cambiamenti, ho bisogno di sognare e tu me ne dai modo.

    Ogni vetro quand'è scaldato s'appanna e se s'appanna non è più trasparente e se non lo è più, si vede chi è e lo si può abbracciare.

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  3. ...e mentre vedevi la nonna piangere confesso l'attimo di pathos.Debolezza?Sicuramente. Forza?Certamente.
    "I miei occhi e il mio sorriso hanno la forma (de)scritta di questi vacui grafemi" così scrivevo.Ricordi?
    Sono un bimbo a cui piace osservare la vita.
    Non mi piace saperti triste.Voglio che tu ri-esca:sbarazzati del senso di gravità!
    Non puoi ricordarmi:l'unica mia immagine sono questi caratteri virtuali e quegli aggettivi sono i versi deRAGLIANTI del prossimo mio che mai m'ha dato tregua.
    La speranza sei tu.Non aggiungo altro;non m'è concesso.
    Lieto di farti sognare,forse è proprio questo il mio mestiere:riflettere da un vetro.

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  4. Ricordo quelle frasi, pensavo di averti scoperto invece no, non so chi tu sia e va bene così.
    Mi arrendo e leggo ciò che scrivi, quindi grazie.

    Il senso di gravità?
    Forse non è solo senso ma è proprio forza, non riesco più a combatterlo.
    Riesco, anzi a farmi schiacciare benissimo. Sono stanca e non ho più voglia di combattere.

    Questo spazio e questi commenti son diventati l'unico modo per sognare.
    Non ho più voglia.
    Mi son ridotta a fare un "lavoro" che non volevo far.
    C'ho messo 4 anni di università per allontanarmi il più possibile da quella vita, da quei numeri, da quella sterilità di rapporti fatti solo di sorrisi di circostanza e di denaro e ora sono di nuovo lì.

    Il marketing è altro, la comunicazione è ancora diversa.
    Ma forse, per i sognatori come me, per quelli che credono che un bella vetrina e una buona comunicazione poco finta, facciano più soldi di una qualsiasi fregatura mascherata da un sorriso, non c'è spazio.

    E allora questa ruota dell'economia, del vince chi è più raccomandato, mi schiaccerà. E diventerò la classica donna, che va a lavorare, che fa un lavoro che non le piace e che torna la sera stanca e con poca voglia di uscire.

    Mi ci vedo già. A scrivere fatture e a ragionare con i numeri.
    Io che dai numeri ho fatto tanto per allontanarmi.
    Che cosa c'è di più triste?
    Credo niente.

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