mercoledì 12 dicembre 2012

Parole a caso, in un post qualsiasi. Con frasi sconnesse.

"Non ho più notizie di te nè tu di me. 
Non so se era abitudine, consuetudine, se era dirsi le cose, stare bene. 
So che era come se fosse stato per sempre.
Cosa c'è che non va che non torna? 
Che se ne sta andando via? 
Secondo me sono gli oggetti che complicano le cose, così inanimati, così fermi, eppure piccoli irrinunciabili prolungamenti di noi stessi. 
Se mettessimo in fila i nostri oggetti troveremmo le ore e i minuti di ogni cosa, di quando il tempo era solo davanti. 
Sto guardando il mio lampadario nuovo ed è come se una luce amica mi sfiorasse. 
Potremmo fare delle belle cose io e te.
Mi viene da pensare sotto questa luce. 
Potremmo fare dei bei discorsi io e te, mi viene persino da leggere sotto questa luce. 
Ma vedi come ci si mette la vita? 
Come una sentenza storta e non ti fa passare nè di qua nè di là."


Ascoltavo questa canzone, sta mattina. 
Ascoltavo noi, senza che tu lo sapessi. Senza che nemmeno io, avessi capito.
E' una questo di esse e di gi. 
Di lettere che si mescolano e compongono parole come: noi, Pesaro, insieme, vita, amore, ti e poi voglio e ancora bene.
E come si può voler bene ad una donna se passi giorni senza farti sentire? 
Senza sapere se il suo cuore batte, se è felice, se è caduta dentro le braccia di altri? 
Come si può voler bene ad una persona che non si vuol vedere?

La speranza non basta più e forse voi siete tutti un po' finocchi. 
O forse avete ragione voi. Solamente.
Quelle parole di prima suonano talmente bene insieme che è troppo. Anche per loro.

E' questione che le lettere si sprecano dopo essersi mescolate, amate, sfiorante, baciate e annusate. 
E' questione che mi manchi schifosamente e sono passati anni dall'ultima volta che non so più come  è il tuo respiro quando dormi, quando so che sei lì con me e mi proteggi, che poi da cosa non so.

Ho perso gli occhiali, erano sul tavolo della cucina e quando mi sono svegliata oltre agli occhiali avevo perso anche te e me.
Non c'era più nemmeno l'immaginario di noi. 
Chiuso in una scatola e portata di sopra, nelle cose dimenticate, nell'anticamera del cassonetto.
Stanno li le cose prima di finire nel bidone, quello fuori, al freddo. 
Passano un paio di mesi lì e poi finiscono in qualche altra casa e tra altre mani.

Sognarci, è finito. 
Mai dolore fu così forte. 
Mai dolore fu così ammazza fiato.
Tu, noi, voi, essi. 
Tutto in mezzo minuto, la parola famiglia ha preso fuoco e tu non ci sei più. Non nella mia.

La sentenza storta, di traverso che non mi faceva più passare, era la mia testardaggine convinta che l'amore mio, fosse stretto tra le tue mutande.

E' bastato ritrovar gli occhiali per ritrovarti nascosto tra i miei capelli. 
Ho ritrovato noi, negli occhi degli ultimi sposi. E allora ciao.

Ho scritto cose a caso, non so bene nemmeno io, ma ho messo tutto quello che volevo.

Ho scritto la lettera a Babbo Natale. 
Speriamo mi porti qualcosa di quello che ho scritto. 
Ciao Babbo. 
Ciao Natale.
Ciao a tutti, io vado.
Vado a festeggiare la mia disoccupazione natalizia.
Che mi mette sempre di buon umore.
Sempre.

Che poi io disoccupata non sono. Sono noiosa. Ma disoccupata no. Dai.

2 commenti:

  1. Disoccupata? Forse si, forse no, ma noiosa? Non direi. <3 Sei speciale, non noiosa

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    1. Tu sei la persona che mi tira su di morale ogni volta, senza sapere che ne ho bisogno. Grazie.

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