lunedì 11 febbraio 2013

Le donne nelle stazioni

Istruzioni per l'uso:
è la mia collezione privata,
ascoltala,
gelosamente racconta
 momenti importanti.



"Doveva essere un gioco."
"Un gioco?"
"Si, un gioco."

Così il dolore al collo e alla spalla se n'è andato via, si è sciolto come il gelato dentro la mia borsa vicino al termosifone.
Sembrava un film dell'orrore.
Quaranta minuti di lacrime, sbloccate da un abbraccio e da un dolore non troppo fisico ma piuttosto mentale.
Un gioco che dura due anni può diventare rischioso se ogni volta che vi incrociate, il vostro sguardo si blocca l'uno sull'altro e il resto del mondo diventa inutile.

"Si chiama: attrazione fatale."
"Si chiama farsi del male a gratis."
"Come ti pare."

I momenti passano, gli occhi si arrossano, l'invidia ammazza te e chi ti sta attorno, i capelli si arruffano e tu sei talmente presente che non posso chiamarti passato.
Rassegnarsi all'idea della presenza, sembra l'unica soluzione.
Nevica e tu lavori mentre io sto cercando d'inventarmi qualcosa per tenermi occupata.

Faccio colloqui, indosso la giacca portafortuna e misuro la mia adrenalina. 
Prendo confidenza per le grandi occasioni. 

Per fortuna niente mi elettrizza come il pensiero della bellezza che sprigionano le tue mani quando toccano i miei pensieri e si bagnano di lacrime.
Sincerità negli occhi eppure ancora non ti ho convinto, così sfuggi. 
Scappi fino al tuo ufficio e ti nascondi dietro alle due parole che ho imparato a conoscere: "Incasinato. Gente." Solo lì sei l'uomo che controlla tutto, che sa cosa fare, mentre con me, no.
Raccontarti stronzate, incolparti, arrabbiarti e nasconderti non farà di me il tuo passato e lo sai.  Credevo d'esser io la marionetta invece... 

E' una bella giornata di Febbraio, fuori i fiocchi cadono leggeri.
I miei occhi s'arrossano pensando a qualcuno che senza interesse s'assicura che tu stia bene e t'abbraccia se sa che sei triste.
Ho trovato una famiglia, un'altra.
Questa famiglia ti copre le spalle, sempre.


4 commenti:

  1. ti ho incontrato in una stazione e nella stessa sei fuggita, dicevi sempre la stessa cosa:"Questo è un gioco."

    Giochi ancora? Hai ancora il coraggio?

    Teo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Visto?
      Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
      Gioco ancora ma ho cambiato vizio, o meglio: l'ho modificato! Direi che ho aggiustato il tiro, ho imparato a star ben lontana da chi ha gli occhi chiari e i capelli scuri.

      Vedere un tuo commento qui, mi fa piacere, l'acidume un po' di meno.
      Spero tu stia bene.

      Ti abbraccio

      Elimina
    2. Sto bene, dolce ragazza dagli occhi chiari marchigiana.
      Noi alessandrini o genovesi, decidi tu, andiamo avanti e stiamo costruendo una famiglia.

      Ti leggo da un po', e non trovo ancora un riferimento alle tue trasferte nel capoluogo ligure, devo offendermi?!

      Spero tu stia bene tanto quanto me, anche se dubito.

      T.

      Elimina
    3. Delle mie trasferte in quel di Genova, parlerò o semplicemente non ritengo rilevante parlarne.
      Tu continua a controllare, dovesse uscirmi almeno so che apprezzerai!
      Stai bene ragazzo!

      Elimina

Un commento per un desiderio