venerdì 12 dicembre 2014

Dolcezza mia

Ce l'ho fatta forse a superare questa settimana lunghissima.
Settimana fatta 4 notti senza di te nel letto con me.
E mentre cambio l'acqua ai pesci e sono arrabbiata per la tua distanza ascolto Daniele Silvestri.
Ascolto e penso.
Non so se mia madre può capire ma il suo messaggio dell'altro giorno è stata la mia nuvola bianca in un cielo grigio.
Dio se mi manchi, ma sta sera, sarà che sento l'odore della tua pelle avvicinarsi, dormire da sola mi fa stare bene.
Questo letto per me, grande e queste mura ancora più grandi ma senz'eco sta sera mi donano.
Sarà il ciclo che si avvicina, sarà che era la prima volta ma io starei ancora un po' senza di te.
E' vero le cose sono diverse, l'amore è un'altra cosa diceva la Franci. Hanno tutti ragione ma quando sei ignara di quello che ti può accadere, tutto sembra impossibile.
Mi manchi e non è vero che riesco a stare senza di te.
Ho tre libri cominciati che vorrei finire e in questa notte che non riesco a prendere sonno il tuo profumo si avvicina alla mia pelle.
Non so se hai capito, non so se ti è chiaro il motivo della mia rabbia, ma vorrei affondare il mi viso tra le tue braccia.
Buona notte dolcezza mia

venerdì 5 dicembre 2014

Chissà

"E' un peccato."
Ripetevo con tutta me stessa alla signora seduta davanti a me. 
"E' un vero peccato farsi trascinare dagli eventi, dalle paure passate."
Così oggi mi ci ritrovo davanti alle mie ansie. 
Al mio viso grigio che inforcherà un qualsiasi sedile del treno con direzione Bologna.
Dritta come un fuso senza pensare a quello che è stato, leggerò il mio libro in silenzio e stringerò forte la mia macchina fotografica.
Avevo giurato a me stessa di non farlo più, ma poi ieri sera nelle sue braccia mi sono lasciata andare, lacrime e singhiozzi ad indicare quanto tutto questo prima ha distrutto le mie speranze. Ha fatto si che tirassi su quel muro che oggi devo distruggere.
L'ansia mi fa tremare le mani, guardo l'orologio insistentemente e spero di trovarti lì in stazione ad aspettarmi a distruggere questa mia ansia. 
Mi ripeti da ieri sera che io sono tua e tu sei mio, che questa volta è diverso, che hai tutto ma la mia ansia parla chiaro. Il tuo distaccamento di questi giorni, le tue lacrime di ieri sera mi fanno tremare il cervello. 
Forse è vero, il tuo sport va oltre noi due. Lui vince quando gareggiamo. 
O forse anche questa volta è uguale alle alte?
Chissà se il mio stomaco non mente.
Chissà se questa settimana servirà a separarci per sempre?
Chissà.
Ciao

lunedì 17 novembre 2014

Oggi ho scoperto che

Nessuno ci crede, ma siamo diventati grandi.
Lo siamo diventati il giorno che abbiamo scoperto che era ora di dividerci.
Oggi siamo più grandi di altri.
Oggi io ho scoperto che da quando abitiamo insieme mi sono innamorata della mia me.
Oggi ho scoperto che il prossimo anno, festeggeremo due matrimoni di persone con cui sono cresciuta.
Oggi ho scoperto che per Giugno si sposeranno.
Oggi ho scoperto che mi manca scrivere così come mi manca stare a casa mia.
Oggi ho scoperto che il giorno che mi sposerò,se mai dovesse succedere, tu mi mancherai come manca l'aria a chi è sott'acqua da troppo tempo.

Oggi ho scoperto che forse la mia vita va avanti e mi piace.
Oggi ho scoperto che voglio smettere di mangiare.
Oggi ho scoperto che i cambiamenti mi massacrano il cervello.
Ti amo amore della mia vita.
Ti amo talmente tanto che voglio stare con te, sempre.

martedì 19 agosto 2014

Egocentrismo

Scrivo perchè mi fa bene.
Scrivo perchè almeno mi ricordo che posso farlo senza dover pesare troppo le parole che uso.
Scrivo perchè il mio pc funziona.
Scrivo perchè ho bisogno di dire qualcosa.
Scrivo poi perchè mi serve, e si egoisticamente, faccio come cazzo mi pare.
Guardo il coccodrillo gonfiato sul salotto e penso che forse quella vacanza non serviva.
Forse tutta questa arroganza era inutile.
Forse la convivenza non serviva. In un momento così, sarei dovuta stare in silenzio qui ferma sul divano ad attendere la morte.
Ho circa 10 libri cominciati, un e-book in prestito e non leggo.
Vorrei cercarmi un corso da fare quest'inverno. Qualcosa che mi aiuti a svegliarmi la mattina più reattiva.
Il mio lavoro non mi piace e non vorrei tornare lì. Ho paura di quello che mi aspetta, delle richieste impossibili che regnano sovrane in un posto dove le regole sono scomparse. Sono per i deboli le regole.
In sottofondo volevo mettere un film. In sottofondo volevo stare un po' di tempo con mia madre e fare una passeggiata.
In sottofondo io a casa a non fare niente non ho più voglia di stare. Allora sto qui. A casa mia qui.
Questa è casa mia, lo sta diventando.
Sogno che nonna muore. Sogno il suo funerale. Mi sveglio con l'ansia e lei ancora è lì.
Quante cose deve ancora risolvere prima di chiudere gli occhi e addormentarsi?
Quanto tempo ancora deve rinchiudersi in quella stanza? Quanto?
Quanta rabbia c'è in questo momento, quanta ansia ho.
Quanto vorrei darti un cazzotto e buttarti via.
L'egocentrismo è una brutta bestia e io non lo tollero più.
Dover perforza ricattare è una roba che non sopporto, così evito.
La supponenza, il dover fare perchè se no sembra che non ottemperi alle tue vocazioni da donna mi ha rotto i coglioni.
Nessuno ha alzato una parola quando il resto del mondo non muoveva una paglia.
EVITO.
Evvito si parlare, di esprimere una mia opinione, evito.
E se sto qui, senza litigare con mio moroso, non lo so se è gisto meno ma adesso va benencosì. Non ho più energia per disquisire su cosa sia giusto e cosa è sbagliato. Sono arrivata al punto che nella mia relazione quello che succede va bene.
Non ho energie per affrontare tutto con la stessa grinta.
Non ho energie per giustificare ogni mio passo.
Non ho più energie per sorridere sempre.
Non ho più voglia di fingere che va tutto bene.
Non ho più sorrisi da regalare.
Non ho più energie positive da emanare.
Voglio stare qui a fissare il muro e a non farmi più domande.
Grazie-

lunedì 18 agosto 2014

LaNonnaMery s'è addormentata

Lo sforzo che si fa per imparare a vedere le cose in positivo, sono innumerevoli. Ti si seccano gli occhi dalle lacrime che versi per trovare una buona notizia in ogni cosa.
L'Ansia non si può più contare. Guardo fisso il muro da circa due ore. Ho smesso. 
Mi sono addormentata sperando che tutto si sistemi. 
Mia nonna respira a forza. Fa dei respiri talmente profondi che mi sembrava si rompesse la veste. Quella veste rosa che :" Susanna la metti quando ti nasce un bimbo, in ospedale.". Anche i più duri in questa vita arrivano alla fine. Diventiamo il nulla davanti alla morte, consumata nel suo letto. Chiusa in quella camera che non é mai stata così piena di vita. Eravamo tutti li. Pronti sa ascoltarla respirare, forte. Sembra dorma. Russa come quando dividavamo il letto. Io e lei.
La vita toglie. La vita da. 
Ho ricevuto lui, che ha cambiato tutto e che mi ha cambiata.
Non smetterò mai di dire grazie per ogni singolo minuto passato insieme, per le bugie raccontate e per i sorrisi ricevuti. Le carezze, la mano raggrinzita, secca che mi dava quelle schiaffe brusche. Gli scherzi, la mano che trema e lo sguardo fisso sul mio sorriso.
L'ho vista dormire tante volte, piangere in silenzio nei momenti peggiori. Ho stretto il suo abbraccio e impresso nelle mie spalle. Ci siamo prese in giro, mangiate la nutella di nascosto mentre facevamo i dolci. Abbiamo cucinato insieme quando fuori nevicava. Ho imparato a sentire i sapori, ad apprezzare le cose fatte a mano, i maglioncini e il suo odore. 
Mia nonna profumava di menta. Dolce, dura e che nasce ovunque. 
Mia nonna profumava di amore duro. Ieri seduta affianco a lei ho preferito lasciarla dormire, voglio pensare e ricordarmela dormiente. Voglio essere egoista e ricordarmi di lei così. Che mi guarda con il vestito e mi dice: "dot va a zapè l'ort!?" 
Voglio ricordarmi delle volte che mi cantava la canzone sulle sue ginocchia e dele sorriso che mi ha fatto quando ho portato a casa lui, il mio uomo. 
Buon viaggio Mery.
Fa il favore chiedi a quelli lassù di darci un occhio e un po' di pace. 
E vedi di fargli un po' di tagliatelle coi ceci, che per me t'hanno chiamato anche per quelle. 
Io faccio la PiadaAllaMery, non si sa mai che ti vien voglia di venirmi a trovare.
Ciao

mercoledì 30 luglio 2014

Il te e il me

Fondi di te. Fondo di te che mi guarda dal basso all'alto.
Fondi di te e me. La sera. Con il freddo.
Io e il te. Insomma io e te che aspettiamo a chissa cosa.
Io più te che fa noi. Io e il te.
Che bellissima invenzione il te. Ti scalda dentro fino alla pancia.
Il te é come te, ti prende per mano e ti porta al caldo. Giusto per farti ricordare che sei viva.
Te e me è una nuova bevanda, che ti scalda.
Bevila

martedì 22 luglio 2014

BilocalePerDue

Resoconto di qualche mese, nella precisione quattro, con la Q.
Quattro è il numero finale di casa mia, della mia macchina e del tempo che sto con te. All'incirca.
All'incirca si scrive così?
Oppure no. Aspetta che controllo.
Si, forse si. ChisseneFrega!

Quattro sono gli occhi che ci osservano, due sono le mani che mi toccano. Sette sono le volte che ti chiedo perchè.
La vita non è facile, l'ansia che mi circonda sa di mare arrabbiato.
Quattro mesi.
Cominciati con l'evento più scioccante che può succedere. Sei a cena, seduta a tavola con i tuoi amici e il mondo si ferma. 
Una telefonata, due parole e provi a sentire qualcosa dentro che non senti.
Non senti più nulla. Il corpo impietrito, la forza, le lacrime che non escono. Fuggi e scuoti la testa è l'unica cosa che puoi fare.

Sono momenti che rimangono impressi nel tuo conscio e nell'inconscio. Una doccia d'acqua gelata che ti ricorda quanto è importante ogni singolo momento, ogni scelta e ogni dono che ricevi.
E poi tu, a braccia aperte che mi tieni stretta. Mi fai dormire e ricordo come se fosse oggi, i tuoi occhi che mi tengono stretta.
E da lì in poi, ogni giorno decisioni non prese semplicemente naturalezza.
Un signore commosso, mi ha guardato in faccia quella mattina e mi ha detto: "Ricordati che tutto serve." 
Ed è vero, se tuo cugino a trentanni si siede sul divano e muore nel sonno, deve esserci una lezione per tutti.
Ogni momento, ogni istante, ogni scelta che faccio mi viene in mente che forse sta sera mi appoggerò sul divano e morirò in un battito di ciglia.
Silenzio.

E' ora di stare in silenzio e ricordarsi di vivere.
E io e C. stiamo così, naturalmente, faccio cose e vediamo gente. Nascondiamo finchè si può. Non ho più intenzione di giustificare la mia relazione con nessuno. 
Vogliamo provare, fare e vedere.
Per il resto se volete un consiglio, qualsiasi cosa vogliate fare, se è la scelta migliore per voi fatela. Il resto non conta. 


sabato 5 luglio 2014

Noi due

Ci sono cosa che arrivano quando smetti di vivere costantemente alla ricerca.
Beh lui è qui. Io sono a casa sua, aspetto.
Aspetto che torni qui da me, qui in queste tre stanze dove abbiamo cominciato a viverci.
Seriamente.
Dove io e lui abbiamo cominciato un noi.
Queste quattro mura al quinto piano che in una sera calda d'estate fanno da protezione ad un mondo di problemi.
La mia vita da cinque mesi a questa parte non è rosa e fiori.
Un lavoro in continua scadenza, prima sei mesi di tirocinio, poi tre mesi di contratto determinato e ora l'ansia di nuovo della scadenza, di rimanere con il culo per terra, ancora.
Mio zio che divorzia e gli innumerevoli problemi, la mia grande nonna, quella bis che è arrivata alla fine e poi io che decido di trasferirmi.
Più o meno pubblicamente, ho preso le mie cose e me ne sono venuta qua.
A vive la storia mia, quella più bella.
Quella che tengo nascosta da tutto e tutti.
E' mia. Punto.
Ciao

giovedì 3 luglio 2014

ANCH'IO

Picasso diceva: “Faccio sempre quello che non so fare per imparare a farlo”.  Come commenteresti questa frase?

ANCH'IO

domenica 15 giugno 2014

QuindiCiGiorni

Se vi siete chiesti che fine ho fatto, bene. Avete fatto bene.
Mi sono persa tra gli abbracci e le parole di uno.
Mi ritrovo a scrivere qui, solo quando il nodo alla gola si stringe.
Non so più qual'è casa mia e qual'è il mio posto. Non ho più idea di chi sono io e che fine ha fatto la mia voglia di solitudine. E se stessi sbagliando tutto? Se tutte le scelte che fatto fino ad ora non fossero ponderate ma fatte per il cuore. Per quel desiderio di amore vero che ho sempre cercato.
Io&Lui, perfetti. Sincronia, momenti luccicanti. Paiette che hanno fatto il loro corso.
Mi manca l'aria ed è passato troppo poco tempo dall'ultima volta.
Le cose cambiano e io mi sento stringere il collare addosso. Questa è la prima notte che dormo nel mio letto da circa QuindiCiGiorni.
Senza fiato. Respiro profondamente e cerco di pensare ad altro.
Mio padre litiga con il cane, urla, sperando che gli risponda. Non fa niente. Non ho più le orecchie per sentire questi lamenti, che stia fuggendo da questo?
La probabilità è molto alta. Ho paura. Ho paura dei vediamo, facciamo, vedremo, faremo, non lo so, e dei forse.
Mi tremano le gambe ad ogni forse.
Mi viene l'ansia ogni volta che ritorno a casa.
Casa mia non è più casa mia.
Casa di P. non è casa mia.
Ho bisogno di un posto mio, prima troverò un lavoro che mi mantenga e poi una casa mia.
La mia indipendenza, il mio bisogno di tempo, che fine ha fatto?
Riemerge ogni volta che il mondo attorno a me si zittisce. Quando sono sola e non ho il cervello occupato da noi due. Da quello che mangeremo sta sera e dal bisogno che abbiamo di aggrovigliarci.
Uno tzunami annunciato. Lo sapevo che di lì a poco mi sarei lasciata travolgere e come ogni cosa imponente quando arriva te la ricordi.
Mi sono appena accorta che ho perso la sveglia nel mio cellulare, è cosa normale? bah!
Beh vado a letto.
Vi saluto.
Buona notte ansia. Buona notte mal umore.
Dolci sogni Susi

domenica 25 maggio 2014

Aleggiare dentro

La vita può cambiare in poco tempo.
L'ho lasciata prendersi tutto, senza mettere un freno alla passione e forse ci siamo mangiati del tempo.
Il suo bisogno di appartenere a qualcuna e il mio desiderio di evadere ha scavato dentro, chiuso ferite e adesso mi ritrovo qui, senza sonno.
Come se la passione, il desiderio di stare insieme si fosse assopito.
Non ho sonno.
Lui riposa in quel letto peccaminoso, mentre io ho riacceso il mio pc dopo due mesi di completa astinenza.
Mi manca l'aria. Mi sento costretta in tutti i panni che ho.
Il lavoro, la mia relazione, casa mia.
L'inadeguatezza, l'ansia da prima volta, i pensieri non detti, sono riaffiorati tutti.
Il dottor G, che a bomba ritorna sui suoi passi, che mi chiama e ci raccontiamo stronzate. Consapevoli che quel che è finito non può essere più riesumato.
Un fiore appassito, finisce nel sacchetto marrone, quello dell'umido.
Ho ascoltato il mio corpo e con la naturalezza di sempre ho acceso e ripreso a scrivere.
Non ho guardato la data dell'ultimo post, non la voglio sapere. Potrei cadere in fastidio.
Ho mangiato troppo per i miei gusti, il mio conto corrente ha perso 220 euro per qualcosa che non so se è giusto fare.
Non so più niente, l'ansia che ho addosso, i pensieri negativi che mi assalgono non sono di buon auspicio.
Avrei l'istinto di prendere le mie cose e andare. Fuggire via, lontano.
Un posto nuovo dove nessuno si aspetta nulla da me, dove non devo fingere di essere la fidanzata simpatica, dove posso stare con le mie amiche.
La mancanza più grossa è la mia Famiglia, quella che mi sono scelta, invasa dai cambiamenti, dalle ansie, dalle scatole pronte per un trasloco immenso.
Il nervoso che mi assale, gli occhi suoi che mi guardano e si aspettano non so cosa.
Lati oscuri che riaffiorano, sorprendono e poi volano via nel vento più caldo di queste giornate di fine maggio.
Ho bisogno di aria.
Sono le tre e vorrei spalancare la finestra, ma la serranda è chiusa e qui, in questo posto c'è gente che dorme a quest'ora.
E' difficile, da spiegare.
Vorrei si svegliasse da solo, venisse qui e m'abbracciasse.
M'è andata bene una volta.
Ora non so.
E' come se il lato più negativo s'attaccasse. Da papà a me. Come lui si distende io m'innervosisco, alla fine, forse e sottolineo forse, siamo anche parenti stretti.
Forse è il caso che vado a dormire.
Metto a tacere i pensieri neri e m'addormento in questo posto. Che forse un giorno sarà anche mio. Per adesso no.
Per adesso m'accontento di aleggiare dentro.
Buona notte.
Ciao.

lunedì 28 aprile 2014

IlNodoAllaGola

Nodo in gola. 
La paura che avanza. 
Quattro giorni 24 ore su 24.
La prova del nove dopo un mese effettivo di nostop.
Ho l'ansia addosso, il malumore ovunque.
Voglio stare da sola. 
La paura del dolore è forte e il mio stomaco non collabora.
Ho dormito dalle 17.00 alle 7.00 di questa mattina. Rilassata.
E quando il pericolo avanza il mio sonno diventa proporzionale. 
Facendo una botta di conti forse è il caso che mi faccio una corsa.

Ieri ho avuto tempo per me, dopo un mese con il piede spianato sull'acceleratore, è stato il momento utile per lasciare i pensieri liberi di vagare.
La presa di coscienza è arrivata quando al termine del primo km di corsa mi sono lasciata andare alle lacrime. 
Le gambe che tremavano, il groppo alla gola sempre più grosso e le mani che si accartocciano, sono un chiaro sintomo che è ora che riprendo le redini.
Ho deciso di rallentare. 
 
Scendo alla prossima fermata di questo tram che mi ha preso e portato via senza chiedermi il biglietto.
Con uno smacco da che guidavo fiera sul tram, mi sono trovata a non avere più controllo di nulla. Nemmeno di chi scende e chi sale.

Ho i sentimenti scombussolati, mi sono messa a piangere dopo aver fatto l'amore e ho l'impulso irrefrenabile di non farlo andare via.
Ma basta veramente un niente per sentirmi continuamente abbandonata. 
Ogni volta si riaffaccia quella sensazione di: "ci sentiamo lunedì", "ti chiamo dopo", "forse" o "presto", chiudo gli occhi e davanti a quelle parole non riesco a farmene una ragione.
Quante volte mi sono affidata, sbagliando?
 
Non voglio forzare, ho l'ansia addosso e la gola che mi brucia e non voglio trascinare nessuno nel mio mondo malato mentale.
Ho cambiato mille cose della mia vita, sto fuggendo da un lavoro che mi fa paura. E non riesco ad abbandonarmi alla frase: "Sembro essere dentro ad un sogno."
Ho paura.

Mio padre mi guarda mentre bevevo una tisana sul divano e capisce che c'è qualcosa che non va. 
Gli ho risposto irritata e così ha deciso di stare seduto affianco a me, mentre con il pc si chiudeva nel suo mondo. E' rimasto lì e io mi sono addormentata. Protetta.

L'ho perdonato per ogni problema che ci siamo creati, per le innumerevoli incomprensioni e adesso sto cercando di proteggermi da uno sconosciuto.
Vorrei piangere e sedermi sotto la scrivania in camera, abbracciarmi le gambe e chiudere fuori il mondo.
Dondolarmi sulle gambe e basta.

Ho preso il telefono e mi sono coccolata con la sua voce.
Avevo bisogno e sapevo che lo avrebbe sentito subito.
Ho sperato di vederlo un sacco di volte, questi giorni. 
Volevo sentire la sua voce, le sue stronzate, il suo sorriso e i suoi occhi blu guardarmi.
Non c'è più l'amore, ma è rimasto il voler bene. 
Saperlo più rilassato mi tranquillizza.
Sentirgli dire: "se ci vediamo.", mi fa capire che ho fatto la scelta giusta.
Sentirgli dire: "grazie perchè parlare con te mi alleggerisce sempre." mi fa capire che forse il tempo non l'abbiamo sprecato.

Mi sono innamorata, misà. 
Mi tremano le gambe, misà. E non le forze che mancano, misà.
T'amo misà.
E mi fai un regalo perchè sai d'aver sbagliato. Che palle. 
Un amore terapeuta. Ecco cosa sono. Bel lavoro.
Dirmi: "Tu ti sei innamorata veramente di me." mentre facciamo l'amore. Non è stata una bella mossa, così come non parlare di quello che provi.
Ciao.

martedì 22 aprile 2014

C come CeniACasaMia?

- "Vuoi che vengo con te?"
- "Si!"

Cambiano i momenti, le situazioni e l'aria.

- "Ma tu vieni a casa con me?"
- "Prima ti ho chiesto se dovevo venire con te e mi hai detto di si."
- "Ah. Eh. Come vuoi."
- "Allora, se vuoi che vengo lo faccio, altrimenti scendo qui e mi faccio venire a prendere. Porca miseria."
- "Si voglio, ho bisogno di te."

Il silenzio è caduto in macchina, la musica si è accesa e noi due abbiamo parlato del niente.
Frasi gettate lì sul niente spetalato sopra i nostri piedi, il mio stomaco che si chiude appena ti guardo.
Giravi e t'ho sentito dentro lo stomaco, filo diretto d'ansia.
Tu hai sentito quel pezzo di cuore fuggire e hai rallentato, io ho sentito te e volevo vedere quella bandiera svolazzare.
Pochi giorni insieme e abbiamo girato per la tua città a braccetto.
Mangiato il niente e lo sguardo rivolto alle cose belle.
Ogni volta è un déjà vu.
T'aspettavo da una vita e adesso non so cosa fare.
Puliamo casa insieme, mangiamo insieme.
Vieni a cena a casa mia e siamo tranquilli.
Così, una favola. Silenziosi momenti per noi due.
T'abbraccio e tutto passa.
Ti sento girarti sul letto e mi preoccupo.
Andiamo a vivere insieme? Probabile.
Nel mentre mi coccolo tra le tue braccia e tra le tue parole che mi risuonano dentro al cervello: "E' un mese che stiamo insieme e già sei con me sempre."
Chiudo gli occhi e ti lascio dormire.
E poi chi ce la fa a spiegare cos'è tutto questo.
Chi ha la facoltà di farlo?

martedì 15 aprile 2014

T'ho visto

T'ho visto tra la folla.
M'hai abbracciato e mi hai tenuta stretta a te. 
Avvolta, ho sentito il tuo respiro.
Eravamo dentro le stesse lenzuola. 
Ero circondata.
Due fiori sul tavolo e i miei capelli sparsi ovunque.
Capelli rossi fragola e occhi chiari.
Il mio letto vuoto, le tue braccia attorno.
La sicurezza di noi due insieme.
Fuori c'è vento e tu dovresti stare qui, con il viso vicino al mio.
Silenzio, per altro tempo.
Aria ferma e tu che mi marchi a donna.
I tuoi vicini, i miei genitori. 
T'amo.
Punto.

mercoledì 2 aprile 2014

Bivio

Bivio.
Ho girato al bivio. 
Ho messo la freccia circa trenta secondi prima di girare.
Ho fatto la curva ad occhi chiusi.
Al primo palo che mi passa davanti giuro lo mangio.

Ho girato al bivio. 
Diavolo.

Riassumo brevemente:
Casa, letto, divano, sole e poi molto sole, tantissimo sole sulle nostre facce.
Cuscino che si muove, occhi che si aprono. 
Sguardi che vibrano di felicità.
Sonno molto sonno e tante effusioni. 
Infusioni di tè, me e noi due.
Infusi dentro ad una tazza blu.
Un Noi che m'ha massacrato, m'è passato sopra e s'è accoccolato.

Sole tanto sole che batte sul tavolo. 
Cucina e occhi che mi osservano, mani che mi toccano. 
Scivolo dentro le tue lenzuola aspettando che la sveglia ci svegli. 
Due occhi chiari ad aspettarmi. 

La mia ansia, nel suonare il campanello e scoprire qualcosa che non voglio.
Ho pianto tre volte. 
Mi sono commossa senza dover indurre malinconia.

Io non so che cosa sta succedendo.
So che sono molto felice e ho molta poca voglia di fare ogni cosa.
So che starei le ore a guardarti fare, lavorare, girare e guidare.

Avevo voglia di comprarmi una macchina fotografica e scattare foto. 
Scattarti foto, perchè la paura di non ricordare ogni momento è troppa.
T'ho sentito respirare, i brividi sotto le mie mani erano tanti.

Scoprirti non freddoloso, scoprirmi talmente tanto debole da non riuscire più a parlare.
Ti guardo e mi basta.
Improvvisamente "Voi due cosa fate? Venite a cena?" non mi fa paura.
I fantasmi del passato che sembrano svanire.
"Tu pagherai per tutti gli altri. Mi dispiace."

Le lenzuola attorno, il freddo addosso, il caffè pronto. 
Il tuo sguardo perso e le mie scarpe fiorate.
Lasciatemi stare qui. 
Non rompete le scatole.
Perfavore.
Grazie

domenica 23 marzo 2014

Intanto domani è lunedi

Volevo scrivere molte cose.
Ragionare e riflettere sul gruppo di uozap. Conto cimiteri di relazioni terminate male che tornano. Adesso.
Gente che mi cerca e poi sparisce.
Gente che si definisce mia amica e poi si nasconde dietro ad uno schermo touch.
Che diavolo ci succede?
Devo ancora  sapere quanto, come e dove.
Non ho più voglia di scrivere, forse sono le mille cose che stanno succedendo.
Forse sono le esilaranti emozioni che mi travolgono e non riesco a capire bene.
Intanto cerco un lavoro.
Intanto domani è lunedì, speriamo in un giorno migliore.

sabato 15 marzo 2014

La cavalleria è arrivata.

Abbiamo passeggiato a braccetto, come non succedeva da molto tempo.
Passato un pomeriggio a mangiare un gelato e a raccontarci. Finalmente.
Con il sole sulla faccia siamo tornate a rilassarci.
Parlare di noi è sempre stata la medicina migliore.

Momenti difficili li abbiamo sempre superati insieme, una famiglia.
Momenti divertenti son sempre stati condivisi e ora li possiamo raccontare.

Pensi di essere invincibile, l'eroina del momento e poi ti ritrovi a piangere per una storia finita.
A me non succederà mai, dicevamo.
La cavalleria è arrivata, le tue amiche sono pronte.

Belle, sedute sul divano a dire cazzate.
Sdrammatizziamo e ci prendiamo in giro.
Questa è la mia famiglia, quella che mi ha trascinato per i capelli, quella che mi ha portato a spasso per festeggiarmi.
Quella lì, quelli belli.
Siamo lì per te, per noi.

Sono arrivata per caso in un gruppo che già macinava, trattori vestiti a festa.
Annientate da una relazione sbagliata.
Messe al tappeto.
Irrequiete nel ritrovare il nostro equilibrio, abbiamo festeggiato.

Attorno a noi, energie positive.
Le vedono, ci vogliono.

E poi 4 birre in due.
Chiacchiere, facce, confessioni.
Noccioline deleterie, amici baristi ubriachi.
BurroDiCacao.
Ho detto tutto.

mercoledì 12 marzo 2014

Mi

Se finisci le puntine nella spillatrice, il gesto automatico che fai è: ricaricarla.
Se poi la spillatrice è uno tra gli strumenti che usi maggiormente è bene ricaricarla.
Ho finito le puntine e sto pensando a cosa farne.

Non ho più voglia di ascoltarti, lo sai?

Corro, cammino e poi corro e respiro.
Ho respirato noi due, ancora e ancora.
Ti sei aggrappato ai miei capelli, tanto che te li ho lasciati.

Non riesco più ad ascoltare nessuno, nè tanto meno giustificare azioni.
Merito una risposta, anche dalla più feccia.
T'ho sentito respirare sotto la mia mano e me ne sono andata lasciando poche impronte dietro di me.

Che sia la volta buona.
Voglio CambiarMi, RitrovarMi, AccettarMi e poi InnamorarMi.



sabato 8 marzo 2014

Basta.

Sto facendo una lista.
E voi siete inclusi.
Sono stata dalla parrucchiera volevo nell'ordine:
- capelli neri corvino;
- lasciarli lunghi;
- la frangetta.
Ho i miei capelli ramati, corti e senza frangetta.
Per quale legge devo uscire non soddisfatta dalla mia parrucchiera, che ho anche pagato?

Cerco qualcosa che mi faccia stare bene. 
Voglio correre e ci andrò.
Cambio.
Ho mal di testa, lo sai si?
Ed è tutta una messa in scena.

mercoledì 5 marzo 2014

PensieriInutili

Capelli biondi, fili che pendono e una voglia sfrenata di non stare a casa.
Mia madre preoccupata non fa più ridere.
Mio fratello sorridente non l'ho più visto.
Il mio sorriso sforzato non è più sexy.
Venerdì è arrivato e io ho paura.
Paura dei cambiamenti, della macchina e della tristezza che mi aspetta lì, sotto l'arco.

Cammino in silenzio, passo il tempo al lavoro per occupare la testa e non pensare.
Le lacrime non le verso più.
Lui mi chiama, dice: "Fanculizzali e trovati un lavoro che ti gratifichi. Tu sei bella e mi manchi." 
Io ascolto, guardo la nostra foto sulla bacheca e poi chiudo. 
Vuota di buoni propositi, sorrido. Cazzo se eravamo belli, cazzo se eravamo idioti.

A tavola regnano le domande che non servono e sicuro la faccia rossa m'ha tradito.
Riesco ad arrossire senza fare niente. CheDiavoloSei?
Sto aspettando uno sbilanciamento, una mano appoggiata sulla spalla, una frase detta per me e non per tutti.
"Vieni qui da me." mentre siamo in mezzo alla gente, non vale.
Io aspetto perchè quello so fare. 
Voglio una cosa mia, tenerla per me e non condividerla. 
Un film, due popcorn, un divano e la pace.
Nessun dovere, nessun obbligo, stare così e basta. 
In silenzio.
La mia teoria sul silenzio è sempre valida.
Si, sto parlando di te.

Ho comprato un bacio oggi e non trovo più il foglietto, era una bella frase. 
Diceva una cosa tipo: solo nella casa dell'amato ci si sente a proprio agio.
Non era così, ma il significato era quello. 
Sembrava casa mia. 

Ho paura di espormi, Ciccio. 
Non ce la faccio a farmi avanti.
Fai qualcosa o stiamo così per molto tempo.
Scusami.

domenica 2 marzo 2014

"Di quello che non vuoi n'è pieno il piatto."

Suona la sveglia, tolgo la modalità aereo, il telefono suona. 
Ho cominciato a fare come Ale, mando messaggi su uozap prima di spegnere il telefono.
Così, il mattino seguente, arrivano le risposte e a me sembra di essere stata cercata durante la notte.
Mi scatta un meccanismo idiota in testa del: M'haiCercatoENonM'haiTrovatoChissàSeCiSeiRimastoMale.
Lo so sono un caso disperato.

Ho bisogno di un uomo, ma sono sempre più convinta che il proverbio di nonna, comincia ad esser vero.
"Di quello che non vuoi n'è pieno il piatto."

sabato 22 febbraio 2014

Pensieri Sparsi

Scendo dal letto alle ore 11.00 dopo aver passato più di due ore a rotolarmi tra le coperte, ad annusare la mia pelle e a sentire freddo.
Ho una brutta abitudine ultimamente, dormo così, con la canotta di lana che ho ritrovato nel cassetto. 
E' il regalo di nonna di qualche anno fa, la conservo per occasioni speciali.

Venerdì, il mio telefono vibra. 
La sveglia non può essere non è partita la voce di Ninni che mi dice: "Zia è ora che ti svegli!", continua, insistente, ho sonno ancora.
Alzo la mano, guardo l'ora e sono le 5.20. 
Sto sognando? Sono sveglia? 
Il telefono vibra e s'illumina, è li affianco al libro. 
Vibra e mi vengono in mente mille motivi per ricevere una telefonata alle 5.20. 
Faccio l'inventario: i miei dormono, li sento russare, mio fratello l'ho visto accoccolato sul divano, Cico russa sotto il mio letto. 
Striscio il dito sul verde, un occhio chiuso e la lingua addormentata.

"Mi manchi."
"Sono le cinque."
"Mi manchi veramente e lo so che sono le cinque ma ti prego fai qualcosa."
"Sono le cinque, dormi che hai ancora un po' di tempo."
"Va bene, ciao."

Mi alzo e mi do uno sguardo allo specchio che è lì. 
Sono le CinqueETrenta e tu hai deciso di svegliarmi. 
Volevo riaddormentarmi ma per la prima volta in quell'immagine mi sono impaurita del tempo che passa. Ho accennato una smorfia sul viso pensando che ho 26 anni: un lavoro che mi piace ma che non mi mantiene, un sacco di amiche fighe, una svalangata di problemi in famiglia, abito con i miei e la mia relazione credo non sia mai iniziata.

Pensavo al mio sovrappeso, alla mia voglia di dimagrire e diventare uno stecchetto per non sentire più quel disagio che aleggia nel mio cervello.
Pensavo che ho cominciato mille diete e poi ho rinunciato quando sapevo che era una cosa imposta.
Ho un problema con le imposizioni. 
Riuscirò in questo intento?

Riuscirò a capire perchè mi sento una vecchia? 
Voglio un po' di tranquillità, non mi sembra così male. 
Eppure mi sento in colpa quando alle 17.00 di sabato pomeriggio vorrei passare la mia serata sul divano a guardare le tv. 
Mi è sufficiente un aperitivo e non tornare tardi la sera per essere soddisfatta del mio weekend. 
Sono diventata grande? Che lo diventi anche il mio cervello. Perfavore.

E nel buio della stanza, t'ho pensato.
Ho paura di quello che s'è creato. 
Di quello strano silenzio assenso che rovina i rapporti. 
Aspetto di portarti la pizza per cena e stare seduti al tavolo senza bisogno di spiegare niente a nessuno. Perchè tu non lo sai, ma io devo spiegazioni.
Una serata senza bisogno delle tue battute inutili, del tuo SegnoIlTerritorio.
Ho capito che vuoi, ma non posso fare tutto io e soprattutto non posso farlo mentre siamo lì.
Tremo all'idea che non riesci a tranquillizzarti, che non capisci la distinzione tra la SusiCheLavora e quella che la sera s'infila i jeans e spara cazzate. 
Che bisogno c'è di sottolineare ogni sguardo? Ogni abbraccio?
Problemi d'assestamento ancora prima di cominciare. 
Io non posso rovinarmi il cervello ancora.
Non voglio rigirarmi le budella ogni volta che esprimo una parola con un essere maschile o semi.
Non posso. 
Quindi se vuoi, riproponi pure la tua buona intenzione nel sistemare e io porterò la pizza.
Non voglio un appuntamento ufficiale, non voglio che mi vieni a prendere. Non voglio niente. Voglio tranquillità. Pura e semplice.

domenica 16 febbraio 2014

16 Febbraio DuemilaEQuattordici


Ci sono cose che non voglio dimenticare mai.
Mia nonna seduta affianco a me che ripete: "...non farai nemmeno in tempo a farlo il materasso. Fidati!" alludendo alla mia vita sentimentale.

Non voglio dimenticare il suo odore, la sua prontezza di spirito, il suo abbraccio, il sorriso e le battute.
Non voglio dimenticare la sua pelle raggrinzita che m'accarezza.
E nemmeno le parole che mi ha detto.
Conservale memoria mia.

Voglio ricordarmi ben di Noi due: la storia della "Piccola Fleur e del Fantasma Zuccherino"
Il fumetto che ha fatto un grande giro ed è il nostro riassunto.
Sono anni che lotto per sapere chi siamo.
Che livello di protagonisti siamo in questa storia?
I principali? Gli antagonisti? Chi siamo, Moros?
Chi è il drago cattivo? Chi la strega?
E chi è che vivrà nel villaggio, sereni e contenti per svariati momenti?
Era domenica, stavo leggendo sdraiata, in giardino e ti sei materializzato.
Eri lì, con la tua solita faccia, con i tuoi occhi blu e il tuo sorriso. Deciso.
Ti ho guardato e per la prima volta in 4 anni ho pianto davanti a te, senza parlare.
Lacrime che non avevano sapore di Noi, era bisogno di averti qui.
Sentire le tue braccia addosso e il tuo fiato sul collo.
Perché solo tu riesci a confortarmi stando zitto.

Ho pianto confessando la mia paura e abbiamo parlato con il vento a favore.
Un fulmine a ciel sereno.
Sei la mia rivelazione.
Parlo con lo stomaco e vomito tutti i pensieri.
Io come tua madre.
Tu come mio padre.
Io che sto pagando un conto amaro, per quello che lei ti ha fatto.
Il vostro rapporto la causa ed effetto del nostro Noi.
E' lei che ci ha fatto incontrare, baciare, annusare ed è la stessa che ci ha ridotto così.
Ho chiesto perdono, non per me.
Io ho perdonato me stessa e soprattutto te e tu?
Tu riuscirai a perdonarla?
Non finirò di ripeterti che non è colpa tua, qualsiasi cosa sia successa.
Al massimo puoi darti la colpa di essere scivolato dentro ad un altro letto, ma il resto Già, il resto è noia.
Il resto è andato, passato. E ridurti così non risolverà le cose.
Con lei non parli da 10 anni e forse per Noi due sarà la stessa cosa dopo oggi.
Ma tu sei l'uomo a cui ho mostrato la vera Sus.


venerdì 14 febbraio 2014

San Valentino

Sus: "Buon San Valentino Ciccio."
Gia: "Anche a te."
Gia: "E ti voglio bene."

Ho camminato per la città come se fossi un fantasma. Camminavo dritta come un fuso, curiosa guardavo dentro le vetrine e nei bar. Ho visto gente ridere, parlare, gesticolare e tenersi la mano.
Erano belle.
Oggi è San Valentino e io sono qui da sola. Non è tanto per la giornata, son stronzate. Ci si deve amare tutti i giorni. Ma oggi è San Valentino e io avrei voluto qualcuno con dei cioccolatini, un fiore o un invito a cena.
Perchè sono così, innamorata delle tradizioni e dei regali. Non è l'oggetto, è il pensiero che hai avuto nel farlo, comprarlo, impacchettarlo e porgerlo.
Può essere un nulla, ma se è regalato, diventa tutto.
E' San Valentino e io avrei voluto qualcuno per cui essere speciale. Qualcuno da baciare, abbracciare.
E' San Valentino e io t'ho pensato.

martedì 11 febbraio 2014

Pulisci la macchina, altrimenti Gesù piange.

Dedicato a quelli che: quando pulisco la macchina, piove.


Domenica di sole, luce appalla, malinconia sul ciglio della porta, indecisa se entrare a prendere un tè, tuoni di imbecillità nel mio cervello.

"Pulisco la macchina!" fiera e decisa nell'esclamazione più contraddittoria che la mia persona possa esprimere, vado fuori e ripulisco il mostro.

Lavare la macchina è quella cosa che fanno gli uomini la domenica mattina. Il mio stereotipo intransigente, li dipinge come i fighi che dopo la notte "brava" passano: aspirapolvere, lucido, toglicapelli e operano un raccatto di mollette tra i sedili per evitare la situazione SeNonE'TuaNonE'ComePensi!
Le immagini si sprecano, lo so.

Il rifiuto nel praticare codesta azione verso l'autovettura è sostenuta dalle multiple obiezioni: non sono un uomo, non devo giustificare le mollette disperse tra i sedili, la domenica mattina me la spasso a letto e soprattutto, ho sempre e solo pulito la macchina quando la decenza di portarla in giro era più bassa della mia autostima e questa volta, signori e signore ancora forme di vita sperimentali non se ne scorgevano tra i tappetini.

Non ancora abbastanza convinta, mi armo di aspirapolvere e mangiapolvere e vado incontro alla mia morte pomeridiana.
In silenzio e concentrata ho concluso l'affare in poco tempo, appendendo anche un triste abremagic (si scrive così?!) al Pino. Perfetta.
Adesso, ogni volta che salgo in macchina, mi sembra di entrare in una foresta di pini irlandesi imbevuti in sostanze sicuramente tossiche e verdi. Uno scempio per il mio fine olfatto.

Ore 15:30, il rombo del potente aspirapolvere, fa da sottofondo musicale ai miei pensieri.
Ego traboccante all'ultima passata di pulisci vetri: "Son stata brava, ce l'ho fatta!"

C'è il sole e io ho la macchina pulita. Uno spritz e sono il riassunto di una vita perfetta. Pretendo poco.

Scorro la mia agenda mentale e scopro con mio grande rammarico, di non rimembrare l'ultima volta che ho provato soddisfazione nel poter accender la radio senza polvere.

Rido da sola, trovando una vecchia foto che tengo lì, vicino ai cd da viaggio, ritrae una delle tante volte che mia nonna m'ha costretto a lavar la macchina.
Luglio, un caldo boia, la Gianna si fionda a casa mia e con fare sospettoso controlla se il vestito appeso fosse nell'ordine: sporco, stirato bene e senza fili pendenti.
Passo l'esame con facilità ma all'ultimo secondo sfodera la domanda jolly: "Ma Susanna ,domani si sposa la tua amica e tu hai la macchina sporca?"
Non ho avuto il tempo di reagire, ero già ad aspirare la polvere in ogni pieghina dell'aria, senza prendere in considerazione che all'alba del nuovo giorno, il mio cavaliere di zucchero sarebbe arrivato in sella al suo macinino e saremmo volati via per i lidi pesaresi a festeggiare l'amore altrui.

Sono arrivata alla conclusione che pulire la macchina rientra nelle: CoseDaFarePerGrandiOccasioni, una sorta di rito propiziatorio, se non lo fai rischi di mandare alle ortiche l'intero evento.
E' come comprare il vestito per la domenica, lasciare gli slip della dote per le "grandi occasioni", la messa di Natale, il servizio di piatti quello buono e finire a letto dopo il terzo appuntamento, insomma momenti che "Susanna, tocca fare così perchè bisogna. E non fare troppe domande."

E' divertente vederci come siamo aggrappati alle tradizioni, noi che non andiamo mai alla messa la domenica mattina. 
Tutto questo per dirvi che se siete arrivati alla soglia del terzo appuntamento, pulite la macchina, potrebbe tornarvi utile.
Ciao.

martedì 4 febbraio 2014

Ciao.

Invasa dalla tristezza.
Effettivamente è vero, sono io quella che capisce sempre male.
Cruda realtà.
Forse un giorno capirò.
Ciao

sabato 1 febbraio 2014

14OreDiDopo

Volevo scrivere qualcosa riguardo alla telefonata delle 7.00 e all'incontro delle 21.00.
Poi ho guardato sui polpastrelli e ho rinunciato, a vivere d'immaginazione.
Per tutto il resto rimango drogata di sogni.
14 ore di differenza e una tranquillità che non credo d'aver mai provato con nessuno.
Solo sul mio Divano, proprio quello.

Vorrei dirvi veramente quello che è stato, minuto per minuto, per il gusto di avere una vostra opinione, ma la memoria da pesce rosso ha colpito ancora e così son tornata a casa tranquilla, rilassata. Con un pc che funziona e un sorriso da ebete, non chiedermi perchè, non lo so.

Non ho detto quello che bisognava dire, non ho fatto quello che andava fatto, nessuna regola, nessun manuale e nessun consiglio.
Mi son agitata, la doccia è stato il palcoscenico per un SanRemoTuttoMio e con i piedi a raso terra sono andata.

L'esperienza insegna che se fai quello che va fatto, quello che va detto, alla fine lui finisce con un'altra, precisamente una tua amica. (...giusto per evitare riferimenti a cose e persone realmente esistiti.)
E allora, vaffanculo manuale.

Son sempre stata l'indecisa cronica, con l'autostima sotto le scarpe.
Ho bisogno della mano sulla spalla per fare un passo, rispondo ad un sms solo dopo aver accuratamente appurato che c'è dell'interesse apparentemente vero, sono io quella che ha detto sì ad un uscita solo dopo l'approvazione del mondo, quella che ha chiuso la porta a certe persone perchè "Susanna l'amore è un'altra cosa.".
Mi son fatta mille problemi perchè puntavo troppo in alto secondo qualcuno, mi sono ubriacata e tornata a casa con non so chi, stremata dal bisogno di esser accettata.
Ho fatto gli occhioni languidi solo per accontentare un bisogno di mondaneità, come se stare con lui fosse sinonimo d'approvazione pubblica.
"Cazzo, ma proprio lui?" ecco dove risiedeva la passione, nelle associazioni mentali degli altri.

Oggi, un sabato qualunque, ho sentito il profumo dei fiori in camera mia, mi sono svegliata con il tuo pensiero addosso.
Il corso di corsa, mi siedo e dopo la seconda lettura parto per la tangente.
Guardo fuori e addio poesia.

"Sono diventata grande, cazzo e non c'è più niente da fare, adesso." così ho commentato davanti ad un bicchiere di vino, ieri sera.
"Quindi quest'anno è l'ultima estate che siamo tutte spaiate. Io porto a lucidare la bici già da Aprile e vaffanculo."
Un giorno ti svegli e accetti un lavoro che con te apparente ha ben poco in comune.
In prima linea come sempre quando faccio qualcosa, tutto sotto controllo, alla ricerca del lato positivo, perchè sta gente deve pur esser felice. Nuove persone, ricominciare e farsi accettare. Vado avanti, testarda come da buona tradizione. Imperterrita a muso d'uro trasferisco tanti libri, tanti fogli, tante parole che non troveranno mai posto nel mio ufficio.

E sono qui che ancora non so cosa voglio fare da grande, in cerca di un'occupazione che possa rendermi felice. E non m'arrendo.
Troverò un posto anche per me, in questo mondo di matti, pur non avendo già il destino segnato.
E si, perchè io ho la capacità d'arrangiarmi e  riesco più o meno bene.
Non ho un orecchio assoluto, non ho le gambe da gazzella, non ho una voce pazzesca, non ho la mano da pittrice, ne tanto meno l'intuizione di un investigatore, semplicemente imparo e riesco.

Ho imparato a gestire gli altri, ad insegnare, a guidare e a non aver paura.
Ammettere di non riuscire a lasciarsi andare e farsi amare, è diventare grandi?
Voglio smettere di proteggermi e rifugiarmi nel mio immaginario ogni volta che qualcosa non va.
Voglio quindi riuscirò.

Avevo deciso di non scrivere niente, ma non posso negarlo, ho l'ansia d'attesa.
Attendo un messaggio su uzap, su facebook, un qualcosa. PerSuperCazzola!
Qualcosa che mi confermi che il tempo è stato bello insieme. Che non è solo gentilezza, confusa.
Ecco. Fermatemi il cervello. Vi prego.
Perfavore. Fatelo.
Ti prego.
Aiuto.
Ciao.


mercoledì 29 gennaio 2014

"Vedere il mondo, raggiungere mete pericolose, guardare oltre i muri, avvicinarsi, trovarsi l'un l'altro e sentirsi, questo è lo scopo della Vita"

Uno, due e tre. Chiudi gli occhi e poi li riapri tenendo il ritmo del suo respiro.
Sincronismo.
Paura, dubbi e parli troppo.
Da sempre son stata io quella che ha capito male, quella che soffriva di egocentrismo, che ha visto gli occhioni da MonaLisa dove non c'erano e quella che ha confuso del bene con un semplice interessamento. Quindi questa volta, per colpa di qualcuno non faccio più credito a nessuno e mi convinco che è tutta una stronzata. Vedo solo quello che voglio vedere, sorrido solo a quello che voglio vedere, m'invento solo quello che voglio vedere.

Ride lei, racconto e lei ride e mi guarda con quella faccia interrogativa che sembra voler dire: "...bellammmerda.". Sorrido.
Penso e sorrido. A cinque centimetri mi son sentita a casa, a meno di quelli non voglio sapere.
Ho immaginato, come sempre, non ho perso l'abitudine, e mi son ritrovata così avanti che mi son venuti i brividi. Ho premuto stop e adesso aspetto.
Attendo il tuo viso e vado in panico se non ti vedo arrivare. Capacità di modifica della giornata. T'ho già dato troppo potere e non te ne sei accorto, o forse si. Non lo so.
Ti credo sottile e l'istinto non inganna, io lo so. E' stato messo a dura prova eppure ancora sferra colpi decisi e precisi.

Continuità, armonia, sorrisi e discorsi.
"Che cazzo stai facendo Susà?" Mi viene in mente ogni volta la frase di Nicola, quando con le mani stavo cercando le chiavi nella borsa e con gli occhi versavo lacrime.
Muta, mi guardavo riflessa nella maniglia di casa e lui incalzava: "Che cazzo stai a facendo?"
"Tu lo sapevi e non m'hai detto niente. Sono stata qui una vita, t'ho confidato tutto e tu non hai detto niente."
Mi guardava con gli occhi sgranati e lo sapeva.
Così ho fatto le valigie e ho chiuso la porta più grossa della mia vita, insieme a lei ho serrato tutto.

E adesso non è mai stata così chiusa come quella sera.
Grazie. .

sabato 11 gennaio 2014

Linkate il mio blog a tutti. Grazie.

Vuoi sapere cosa succede durante la mia giornata?
Semplice.
Guardo fuori dalla finestra e vedo le colline azzurre e nebbiose, ripenso a quando per puro egoismo ho chiuso la porta ad un'opportunità che forse mi avrebbe cambiato subito a quell'azienda là, che adesso vedo all'orizzonte.
Ripensandoci adesso sarebbe stato andar a coglier funghi in costume. Come direbbe qualcuno: "Susanna, cosa volevi andarci a fare? Tu sai fare."
Voglio veder la fine con il sorriso sulla faccia.

La vita è buffa, mio caro chouchou.
Pensi di aver raggiunto il top, sei quella brutta che è arrivata in un ufficio yeah, per pura fortuna ti sei trovata in mezzo ai pinguini buoni e divertenti. Ti guardi intorno, scopri cose divertenti ma decidi di riservare il tuo cinismo per i momenti migliori.
Ti sentivi pronta per il lavoro, per smettere di giocare e buttarti a capofitto su quello che sarebbe diventato il tuo futuro.
Armata di elmetto, lanterna e piccone mi sono addentrata in una miniera che credevo d'oro, forse nasconde del piombo. Ma in realtà è argento?
Per la Susi che da sempre mi son sognata, quella con i capelli lunghi, con le guance piene, i ricci, gli occhi blu e la voglia di non sentirsi rilegata in un ufficio ogni giorno, forse non è oro. E' solo piombo, e questo si sa, non t'aiuta a galleggiare anzi ti porta giù fino ad affogarti.

Il lavoro nobilita l'uomo, le chiacchiere ci fanno perdere tempo ed energie fondamentali.
Guardare il mondo da una mezza scrivania non è mai stato così divertente. L'empatia t'ammazza se non sai gestirla.
Guardarmi dentro dagli occhi, lo puoi fare, basta che stai attento. Son io, la MonnaLisa alla finestra che t'ascoltava attenta imbevuta di grappa.
Sono proprio io quella con i ricci e il vestito blu che t'ha sorriso ma che ha capito male, come potrei smentirmi proprio adesso?
La MonnaLisa era una gran donna, con le palle quadrate che è stata lì, immobile attenta ad ascoltarti dipingere scenari fantasiosi.
Ma la MonnaLisa, un giorno, me l'ha detto che s'è rotta le scatole e t'ha salutato con l'amaro in bocca e poca tristezza addosso. Solo un gran nervoso. Come ogni volta, c'è chi preclude cose per paura non definibile.
Sembra una storia già sentita, un po' il finale che ti frega, quello WOW, quello di Giacomo per capirci.
Sembra proprio che con quella serata ho buttato la vecchia me. Adesso è solo il momento di star leggeri e smettere con chi mi fa capir male.

Son frasi e parole messe lì, forse non capirete, non importa. Sono in schifoso ritardo, la Mari mi starà aspettando. So già che arriverò tardi e questo non è mai una buona cosa.
MAI.
Ecco.
Scappo.
Vi voglio bene e se potete, fate volare il mio blog, linkatelo a manetta ovunque. Prometto che non me dimenticherò. Anzi.
Vi abbraccio.
Ciao

sabato 4 gennaio 2014

Buon Anno

Ho gridato aiuto.
Non ho più voce.
Vorrei addormentarmi e non svegliarmi.
Buon anno, ansia.