sabato 22 febbraio 2014

Pensieri Sparsi

Scendo dal letto alle ore 11.00 dopo aver passato più di due ore a rotolarmi tra le coperte, ad annusare la mia pelle e a sentire freddo.
Ho una brutta abitudine ultimamente, dormo così, con la canotta di lana che ho ritrovato nel cassetto. 
E' il regalo di nonna di qualche anno fa, la conservo per occasioni speciali.

Venerdì, il mio telefono vibra. 
La sveglia non può essere non è partita la voce di Ninni che mi dice: "Zia è ora che ti svegli!", continua, insistente, ho sonno ancora.
Alzo la mano, guardo l'ora e sono le 5.20. 
Sto sognando? Sono sveglia? 
Il telefono vibra e s'illumina, è li affianco al libro. 
Vibra e mi vengono in mente mille motivi per ricevere una telefonata alle 5.20. 
Faccio l'inventario: i miei dormono, li sento russare, mio fratello l'ho visto accoccolato sul divano, Cico russa sotto il mio letto. 
Striscio il dito sul verde, un occhio chiuso e la lingua addormentata.

"Mi manchi."
"Sono le cinque."
"Mi manchi veramente e lo so che sono le cinque ma ti prego fai qualcosa."
"Sono le cinque, dormi che hai ancora un po' di tempo."
"Va bene, ciao."

Mi alzo e mi do uno sguardo allo specchio che è lì. 
Sono le CinqueETrenta e tu hai deciso di svegliarmi. 
Volevo riaddormentarmi ma per la prima volta in quell'immagine mi sono impaurita del tempo che passa. Ho accennato una smorfia sul viso pensando che ho 26 anni: un lavoro che mi piace ma che non mi mantiene, un sacco di amiche fighe, una svalangata di problemi in famiglia, abito con i miei e la mia relazione credo non sia mai iniziata.

Pensavo al mio sovrappeso, alla mia voglia di dimagrire e diventare uno stecchetto per non sentire più quel disagio che aleggia nel mio cervello.
Pensavo che ho cominciato mille diete e poi ho rinunciato quando sapevo che era una cosa imposta.
Ho un problema con le imposizioni. 
Riuscirò in questo intento?

Riuscirò a capire perchè mi sento una vecchia? 
Voglio un po' di tranquillità, non mi sembra così male. 
Eppure mi sento in colpa quando alle 17.00 di sabato pomeriggio vorrei passare la mia serata sul divano a guardare le tv. 
Mi è sufficiente un aperitivo e non tornare tardi la sera per essere soddisfatta del mio weekend. 
Sono diventata grande? Che lo diventi anche il mio cervello. Perfavore.

E nel buio della stanza, t'ho pensato.
Ho paura di quello che s'è creato. 
Di quello strano silenzio assenso che rovina i rapporti. 
Aspetto di portarti la pizza per cena e stare seduti al tavolo senza bisogno di spiegare niente a nessuno. Perchè tu non lo sai, ma io devo spiegazioni.
Una serata senza bisogno delle tue battute inutili, del tuo SegnoIlTerritorio.
Ho capito che vuoi, ma non posso fare tutto io e soprattutto non posso farlo mentre siamo lì.
Tremo all'idea che non riesci a tranquillizzarti, che non capisci la distinzione tra la SusiCheLavora e quella che la sera s'infila i jeans e spara cazzate. 
Che bisogno c'è di sottolineare ogni sguardo? Ogni abbraccio?
Problemi d'assestamento ancora prima di cominciare. 
Io non posso rovinarmi il cervello ancora.
Non voglio rigirarmi le budella ogni volta che esprimo una parola con un essere maschile o semi.
Non posso. 
Quindi se vuoi, riproponi pure la tua buona intenzione nel sistemare e io porterò la pizza.
Non voglio un appuntamento ufficiale, non voglio che mi vieni a prendere. Non voglio niente. Voglio tranquillità. Pura e semplice.

2 commenti:

  1. M'è venuto in mente quella volta che t'ho chiesto se volevi venire con me a bere qualcosa e mi hai risposto: intendi dire un caffè? e arrossendo all'inverosimile hai guardato l'ora.

    Tu me mancare.

    G.

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    Risposte
    1. Mi ricordo assai molto bene, soprattutto la tua faccia quando ho chiesto un aperitivo analcolico, spacciandomi per un'astemia.
      E ricordo ancora meglio quando dopo un mese ho chiesto una grappa al barista e dimenticandomi della mia astemità l'ho donata al ragazzo vicino a me, guardandola con tristezza e malinconia.

      Tu venire quando volere. Io essere felice, tu lo sapere.

      S.

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