lunedì 28 aprile 2014

IlNodoAllaGola

Nodo in gola. 
La paura che avanza. 
Quattro giorni 24 ore su 24.
La prova del nove dopo un mese effettivo di nostop.
Ho l'ansia addosso, il malumore ovunque.
Voglio stare da sola. 
La paura del dolore è forte e il mio stomaco non collabora.
Ho dormito dalle 17.00 alle 7.00 di questa mattina. Rilassata.
E quando il pericolo avanza il mio sonno diventa proporzionale. 
Facendo una botta di conti forse è il caso che mi faccio una corsa.

Ieri ho avuto tempo per me, dopo un mese con il piede spianato sull'acceleratore, è stato il momento utile per lasciare i pensieri liberi di vagare.
La presa di coscienza è arrivata quando al termine del primo km di corsa mi sono lasciata andare alle lacrime. 
Le gambe che tremavano, il groppo alla gola sempre più grosso e le mani che si accartocciano, sono un chiaro sintomo che è ora che riprendo le redini.
Ho deciso di rallentare. 
 
Scendo alla prossima fermata di questo tram che mi ha preso e portato via senza chiedermi il biglietto.
Con uno smacco da che guidavo fiera sul tram, mi sono trovata a non avere più controllo di nulla. Nemmeno di chi scende e chi sale.

Ho i sentimenti scombussolati, mi sono messa a piangere dopo aver fatto l'amore e ho l'impulso irrefrenabile di non farlo andare via.
Ma basta veramente un niente per sentirmi continuamente abbandonata. 
Ogni volta si riaffaccia quella sensazione di: "ci sentiamo lunedì", "ti chiamo dopo", "forse" o "presto", chiudo gli occhi e davanti a quelle parole non riesco a farmene una ragione.
Quante volte mi sono affidata, sbagliando?
 
Non voglio forzare, ho l'ansia addosso e la gola che mi brucia e non voglio trascinare nessuno nel mio mondo malato mentale.
Ho cambiato mille cose della mia vita, sto fuggendo da un lavoro che mi fa paura. E non riesco ad abbandonarmi alla frase: "Sembro essere dentro ad un sogno."
Ho paura.

Mio padre mi guarda mentre bevevo una tisana sul divano e capisce che c'è qualcosa che non va. 
Gli ho risposto irritata e così ha deciso di stare seduto affianco a me, mentre con il pc si chiudeva nel suo mondo. E' rimasto lì e io mi sono addormentata. Protetta.

L'ho perdonato per ogni problema che ci siamo creati, per le innumerevoli incomprensioni e adesso sto cercando di proteggermi da uno sconosciuto.
Vorrei piangere e sedermi sotto la scrivania in camera, abbracciarmi le gambe e chiudere fuori il mondo.
Dondolarmi sulle gambe e basta.

Ho preso il telefono e mi sono coccolata con la sua voce.
Avevo bisogno e sapevo che lo avrebbe sentito subito.
Ho sperato di vederlo un sacco di volte, questi giorni. 
Volevo sentire la sua voce, le sue stronzate, il suo sorriso e i suoi occhi blu guardarmi.
Non c'è più l'amore, ma è rimasto il voler bene. 
Saperlo più rilassato mi tranquillizza.
Sentirgli dire: "se ci vediamo.", mi fa capire che ho fatto la scelta giusta.
Sentirgli dire: "grazie perchè parlare con te mi alleggerisce sempre." mi fa capire che forse il tempo non l'abbiamo sprecato.

Mi sono innamorata, misà. 
Mi tremano le gambe, misà. E non le forze che mancano, misà.
T'amo misà.
E mi fai un regalo perchè sai d'aver sbagliato. Che palle. 
Un amore terapeuta. Ecco cosa sono. Bel lavoro.
Dirmi: "Tu ti sei innamorata veramente di me." mentre facciamo l'amore. Non è stata una bella mossa, così come non parlare di quello che provi.
Ciao.

martedì 22 aprile 2014

C come CeniACasaMia?

- "Vuoi che vengo con te?"
- "Si!"

Cambiano i momenti, le situazioni e l'aria.

- "Ma tu vieni a casa con me?"
- "Prima ti ho chiesto se dovevo venire con te e mi hai detto di si."
- "Ah. Eh. Come vuoi."
- "Allora, se vuoi che vengo lo faccio, altrimenti scendo qui e mi faccio venire a prendere. Porca miseria."
- "Si voglio, ho bisogno di te."

Il silenzio è caduto in macchina, la musica si è accesa e noi due abbiamo parlato del niente.
Frasi gettate lì sul niente spetalato sopra i nostri piedi, il mio stomaco che si chiude appena ti guardo.
Giravi e t'ho sentito dentro lo stomaco, filo diretto d'ansia.
Tu hai sentito quel pezzo di cuore fuggire e hai rallentato, io ho sentito te e volevo vedere quella bandiera svolazzare.
Pochi giorni insieme e abbiamo girato per la tua città a braccetto.
Mangiato il niente e lo sguardo rivolto alle cose belle.
Ogni volta è un déjà vu.
T'aspettavo da una vita e adesso non so cosa fare.
Puliamo casa insieme, mangiamo insieme.
Vieni a cena a casa mia e siamo tranquilli.
Così, una favola. Silenziosi momenti per noi due.
T'abbraccio e tutto passa.
Ti sento girarti sul letto e mi preoccupo.
Andiamo a vivere insieme? Probabile.
Nel mentre mi coccolo tra le tue braccia e tra le tue parole che mi risuonano dentro al cervello: "E' un mese che stiamo insieme e già sei con me sempre."
Chiudo gli occhi e ti lascio dormire.
E poi chi ce la fa a spiegare cos'è tutto questo.
Chi ha la facoltà di farlo?

martedì 15 aprile 2014

T'ho visto

T'ho visto tra la folla.
M'hai abbracciato e mi hai tenuta stretta a te. 
Avvolta, ho sentito il tuo respiro.
Eravamo dentro le stesse lenzuola. 
Ero circondata.
Due fiori sul tavolo e i miei capelli sparsi ovunque.
Capelli rossi fragola e occhi chiari.
Il mio letto vuoto, le tue braccia attorno.
La sicurezza di noi due insieme.
Fuori c'è vento e tu dovresti stare qui, con il viso vicino al mio.
Silenzio, per altro tempo.
Aria ferma e tu che mi marchi a donna.
I tuoi vicini, i miei genitori. 
T'amo.
Punto.

mercoledì 2 aprile 2014

Bivio

Bivio.
Ho girato al bivio. 
Ho messo la freccia circa trenta secondi prima di girare.
Ho fatto la curva ad occhi chiusi.
Al primo palo che mi passa davanti giuro lo mangio.

Ho girato al bivio. 
Diavolo.

Riassumo brevemente:
Casa, letto, divano, sole e poi molto sole, tantissimo sole sulle nostre facce.
Cuscino che si muove, occhi che si aprono. 
Sguardi che vibrano di felicità.
Sonno molto sonno e tante effusioni. 
Infusioni di tè, me e noi due.
Infusi dentro ad una tazza blu.
Un Noi che m'ha massacrato, m'è passato sopra e s'è accoccolato.

Sole tanto sole che batte sul tavolo. 
Cucina e occhi che mi osservano, mani che mi toccano. 
Scivolo dentro le tue lenzuola aspettando che la sveglia ci svegli. 
Due occhi chiari ad aspettarmi. 

La mia ansia, nel suonare il campanello e scoprire qualcosa che non voglio.
Ho pianto tre volte. 
Mi sono commossa senza dover indurre malinconia.

Io non so che cosa sta succedendo.
So che sono molto felice e ho molta poca voglia di fare ogni cosa.
So che starei le ore a guardarti fare, lavorare, girare e guidare.

Avevo voglia di comprarmi una macchina fotografica e scattare foto. 
Scattarti foto, perchè la paura di non ricordare ogni momento è troppa.
T'ho sentito respirare, i brividi sotto le mie mani erano tanti.

Scoprirti non freddoloso, scoprirmi talmente tanto debole da non riuscire più a parlare.
Ti guardo e mi basta.
Improvvisamente "Voi due cosa fate? Venite a cena?" non mi fa paura.
I fantasmi del passato che sembrano svanire.
"Tu pagherai per tutti gli altri. Mi dispiace."

Le lenzuola attorno, il freddo addosso, il caffè pronto. 
Il tuo sguardo perso e le mie scarpe fiorate.
Lasciatemi stare qui. 
Non rompete le scatole.
Perfavore.
Grazie